Usa: libertà digitale a rischio dopo l’intervento della Federal Communications Commision

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 5 aprile 2018

Nel dicembre scorso la Federal Communications Commission ha approvato con voto favorevole di tre membri su cinque il “Restoring internet freedom order” ( Restoring order ) revocando la precedente disposizione del 2015 meglio conosciuta come “Open internet order” ( Open order ).

Con l’Open order la Commissione federale aveva qualificato l’accesso alla banda larga come “utility service” regolato pertanto sulla base del titolo secondo del Telecommunications Act.

Segnatamente, la disposizione del 2015 fissava, in linea di principio, un divieto per gli operatori della rete di stabilire prezzi più elevati per dare precedenza ad alcuni siti e proibiva di impedire l’accesso a determinati contenuti digitali se non sulla base di un provvedimento giudiziale o di interferire in altro modo nella libera navigazione.

Il nuovo contesto regolamentare ha di fatto introdotto nel mercato, fra l’altro, le condizioni per istituire una “gerarchia” nell’ingresso e nella navigazione ovvero di discriminare alcuni contenuti in confronto ad altri.

Il tema della “net neutrality” ha suscitato un ampio dibattito nel paese e recentemente gli Attorneys general di vari Stati ( fra i quali New York, California e Illinois ) hanno ritenuto di avviare un procedimento presso la Corte Federale nel District Columbia ( D. C. ) chiedendo l’annullamento del Restoring order.

Alcuni Stati sono in procinto di porre in essere normative finalizzate a richiamare gli assiomi del Open order come nel caso del Nebraska nel quale è in fase di approvazione una disposizione per vietare ai fornitori di servizi internet di “impairing or degrading lawful internet traffic on the basis of content” o di introdurre un sistema di “paid prioritization”.

Conclusioni

Nonostante il Restoring order proibisca agli Stati di intervenire per modificare le norme federali molti governi locali sono di avviso diverso.

Nella common law statunitense nella quale il sistema giudiziario assume un ruolo primario nel definire i contenuti normativi il tema della neutralità digitale resta aperto e l’impugnativa formulata da 21 Stati nel D.C. si colloca nella direzione di rimettere in discussione il tema nel suo complesso.

Il confronto in realtà ha una rilevanza che va oltre la specificità di settore con varie implicazioni dalla libertà di stampa al rapporto stesso fra autonomia statale e sovranità federale. Non sarebbe la prima volta che anche recentemente tale conflitto torna ad infiammare il pubblico: si veda fra l’altro il nostro articolo sulla riforma fiscale:

(cfr. http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2018-03-06/la-legge-tasse-trump-ha-finito-elevare-carico-fiscale-perche-135012.php ).

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