USA e Iran: i paesi più virtuosi sono esclusi dalle sanzioni

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 21 novembre 2018

Come noto, dal 5 novembre scorso sono effettive le nuove sanzioni imposte all’Iran dagli USA che nel maggio 2018 hanno rinunciato al “Joint Comprehensive Plan of Action” ( cfr. https://www.treasury.gov/resource-center/sanctions/Programs/Pages/jpoa_archive.aspx ).
Si tratta per lo più di ” secondary sanctions” ossia di misure rivolte a soggetti non statunitensi con sede all’estero.

Senza la pretesa di avviare in questa sede una illustrazione della struttura punitiva ( per un disanima cfr. https://www.treasury.gov/resource-center/sanctions/OFAC-Enforcement/Pages/20181105.aspx ) vale osservare che risultano esclusi dalle sanzioni: Italia, Grecia, Turchia, India, Cina, Corea del Sud, Taiwan e Giappone.

L’esenzione è limitata all’importazione di greggio e vale per 180 giorni decorrenti dal 5 novembre, con possibile rinnovo.

Sulla base delle dichiarazioni rese dal Secretary of State Michael Pompeo lo State Department avrebbe concesso la deroga poiché – in sintesi – i beneficiari avrebbero mostrato una consistente contrazione degli acquisti di petrolio iraniano ed espresso l’intento di cessarne definitivamente l’importazione o di ridurla a volumi minimi.

Conclusioni

In verità, i paesi sottratti alla nuova raffica di sanzioni sono di primaria importanza per collocazione strategica complessiva se si pensa che interessano pressoché tutta l’estensione asiatica ove la tensione militare resta a livello di allerta sia sul fronte del vicino medio oriente che su quello coreano, solo per citarne alcuni.

La Cina, in particolare, è stata indotta a cedere sul controllo del settore energetico e a consentire agli operatori esteri – primi fra tutti gli statunitensi – di impadronirsi di un business da sempre ritenuto appannaggio dello Stato http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2018-09-05/energia-cina-apre-controllo-straniero-152614.php ).

Nella descritta situazione, Washington non ha inteso infiammare ulteriormente i rapporti con la Cina e compromettere il delicato equilibrio raggiunto dopo la recente guerra sui dazi ancora esposta ad evoluzioni imprevedibili.

D’altro canto il Presidente, in vista delle recenti consultazioni di medio termine ha dovuto scontare qualche concessione alle lobby dell’oro nero per contenere l’offerta della commodity sui mercati, mentre i Sauditi – che appaino coloro che traggano maggiore profitto dal ritorno della sanzioni – non sembrano disposti ad aumentare la produzione, come era ampiamente prevedibile.

Il tema della contrazione dell’import dall’Iran non sembra riguardare il nostro paese ( cfr. https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-01-26/in-europa-e-italia-acquisti-record-petrolio-dall-iran–212944.shtml?uuid=AEc6EkI ) né L’Eni che ha recentemente sottoscritto accordi con la National Iranian Oil Company per lo sfruttamento del giacimento petrolifero di Darquain e di quello gasifero di Kish.

La Grecia e la Turchia assolvono, invero, un ruolo geopolitico prevalente in considerazione della loro prossimità ai vari conflitti che si susseguono da tempo nell’aera da quello palestinese ( in realtà sempre aperto ) a quelli più recenti in Iraq e Siria.

Resta da vedere se l’esclusione sarà prorogata e a quali paesi – non è un caso che il termine di durata è solo di qualche mese – tenendo conto che l’amministrazione in carica ha dato prova di utilizzare su larga scala l’arma delle sanzioni come raramente in passato.

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