11 Mag USA: il Canada colpevole sulla proprietà intellettuale come la Cina
di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 11 maggio 2018
Lo US Trade Representative ha pubblicato il 2018 Special 301 Report, il secondo nel corso dell’Amministrazione Trump.
Il Canada è stato aggiunto quest’anno alla Priority Watch List poiché non avrebbe risolto le ” key longstanding deficiens in protection and enforcement of IP”. In breve the special 301 report ( di seguito Report ) è un resoconto annuale a cura dell’amministrazione federale nel quale vengono segnalati i paesi che non hanno adottato misure adeguate in ordine alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale ( IP ) appartenenti a società statunitensi.
Il report – che prevede una sorta di ranking associato al “merito” nel garantire la tutela – finisce per esprimere apprezzamento nei riguardi di alcuni paesi e un monito verso altri.
Il Canada è stato declassato passando dalla “Watch List” alla “Priority Watch List” ossia allo stesso livello di rischio della Cina.
Si legge, fra l’altro, che “The United States remains deeply concerned that Canada does not provide customs officials with the ability to inspect, detain, seize, and destroy in-transit counterfeit and pirated goods to enter our highly integrated supply chains. Additionally, there were no known criminal prosecutions for counterfeiting in Canada in 2017, which makes Canada a striking outlier among OECD countries”.
Ulteriore motivo di rimprovero interessa il tema delle geographical indications ( GI ).
Il Report sottolinea come il Canada “lack of due process and transparency” in relazione alla tutela offerta alle GI con particolare riferimento agli impegni che il paese avrebbe assunto con la comunità europea nell’ambito del recente Comprehensive Economic and Trade Agreement(CETA): “these measures negatively affect market access for US agricultural producers”.
Conclusioni:
Non è una novità che la comunità europea e gli USA non condividano la stessa considerazione con riguardo alle GI e d’altro canto il tema aveva suscitato un ampio dibattito in varie sedi negoziali non escluso il North American Free Trade Agreement (NAFTA).
Invero, a dispetto di alcune dichiarazioni iniziali la nuova amministrazione sembra più prudente nel modificare gli assetti commerciali consolidati con i principali partner sia un Europa che in Nord America. Di fatto, ad oggi, l’unica misura che sembra definitiva interessa la Cina: cfr.:
Ciò non toglie che gli USA non abbiano gradito l’accordo CETA con il quale il Canada ha sostanzialmente avuto successo nel deal con gli europei mentre il più noto e indubbiamente più ampio Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) è fallito nonostante le aspettative.
L’amministrazione statunitense non è intenzionata ad adottare imposte doganali nell’aera NAFTA e pertanto a compromettere l’accordo di libero scambio in essere con il Messico e lo stesso Canada senza peraltro rinunciare ad altri strumenti di pressione: il Report ne è un esempio.
La collocazione del Canada nella medesima classe di rischio della Cina sembra dunque dettata da ragioni riconducibili non solo agli IP. D’altro canto la Cina ha espresso un sistema di norme a protezione degli IP che ha segnato una svolta storica e nel giro di poco più di un decennio si è resa capace di mutare radicalmente le regole a presidio del settore.
Da notare che la Cina si è schierata a difesa delle GI : cfr.
Resta il fatto che sul piano dell’applicabilità delle disposizioni il sistema giudiziario cinese non sembra ancora in grado di esprimere una sufficiente rapidità e chiarezza in fase di esecuzione in un ambito nel quale il tempismo appare in moti casi un fattore determinante.
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