Nuove norme per l’ingresso di investitori d’impresa negli USA

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 25 gennaio 2017

Nell’agosto del 2016 lo “US Citizenship and Immigration Services” (di seguito più semplicemente USCIS) ha posto in essere una proposta di legge per consentire agli investitori internazionali intenzionati ad avviare una nuova attività di impresa di ottenere un “temporary permission” meglio conosciuto come “parole” ossia un permesso temporaneo di soggiorno negli USA con esenzione pertanto per costoro dal rilascio di un Visa.

Il direttore dello USCIS, in una recente intervista, ha dichiarato che la proposta di legge persegue l’obbiettivo di contribuire alla crescita dell’economia statunitense promuovendo l’ingresso nel Paese di operatori stranieri capaci di generare nuovi business e nuovi posti di lavoro.

La normativa conferisce al “Department of Homeland Security” (di seguito più semplicemente DHS) la facoltà di utilizzare l’autorità discrezionale di cui dispone – sulla base della Section 212 (d)(s)(A) della “Immigration and Nationality Act” – per il rilascio del permesso a beneficio degli investitori che dimostrino essenzialmente quanto segue:

1) detenere una p artecipazione azionaria qualificata del business e assumere un ruolo primario ai fini dell’espletamento delle varie attività della start up;

2) costituzione della start up nel corso degli ultimi tre anni;

3) la star up deve dimostrare una rapida potenzialità di crescita complessiva con contestuale creazione di nuovi posti di lavoro.

La durata della permanenza negli USA può variare da un periodo iniziale sino a due anni ad un ulteriore periodo sino a tre nel caso l’imprenditore abbia fornito un significativo beneficio pubblico in termini di incremento degli investimenti di capitale ovvero dei profitti e di nuovi posto di lavoro.

Il 29 dicembre 2016 lo USCIS ha generato la versione finale della proposta ora al vaglio del “Office of Management and Budget for review” sul presupposto che tale provvedimento si colloca nell’ambito dei programmi esecutivi che il Presidente Obama ha adottato in materia di immigrazione.

In tal senso, il Presidente Obama si era pronunciato sostenendo che la politica di accoglienza agli immigrati provenienti da tutto il mondo ha rappresentato un consistente vantaggio economico rispetto ad altre nazioni.

Naturalmente, lo USCIS nel proporre le nuove norme non ha inteso intaccare le disposizioni sui visti di ingresso negli USA che restano pertanto invariate precisando che la “parole” deve intendersi come un provvedimento di natura straordinaria da concedersi sulla base di una valutazione caso per caso.

Invero, come noto, vi sono diverse tipologie di visti “non immigrant” pubblicate dallo USCIS 

Le disposizioni in materia di “parole rule” sono state a lungo sostenute dall’ amministrazione Obama posto che gli USA non hanno in essere particolari benefici per agevolare l’ingresso di operatori che intendono avviare una start up.

Nondimeno, va considerato che dopo la emissione della “final rule” normalmente è richiesto il decorso di 30 giorni per l’entrata in vigore del provvedimento, dopo la data di pubblicazione nel Registro federale a cura del “Office of Information and Regulatory Affairs”.

Nella descritta situazione appare improbabile che la proposta possa entrare in vigore prima che l’amministrazione Trump inizi a governare, ossia a far data dal 20 gennaio 2017.

E’ nota infatti la posizione del nuovo Presidente sul tema dell’immigrazione che si atteggia sostanzialmente in direzione opposta a quella tracciata dal governo Obama.

Resta da vedere se ed in che misura la nuova amministrazione farà seguire atti concreti alle dichiarazioni di principio sino ad ora espresse anche con riferimento al citato provvedimento.

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