L’urto sul commercio di Washington e i nuovi mercati in ascesa

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 21 febbraio 2019

Il vicepresidente statunitense Mike Pence non si è scomposto alla recente conferenza di Monaco sulla sicurezza dopo le critiche della Merkel per la condotta aggressiva di Washington.

Con l’annuncio di Trump di imposte addizionali sulle auto europee si profila per l’Europa una ulteriore minaccia alla crescita dopo la ferita inferta dai recenti dati negativi espressi dal outlook tedesco con il GDP che scende al 1% per il 2019 dal previsto 1.8%, il più debole dal 2013.

Gli operatori sono con il fiato sospeso per il confronto tra Washington e Pechino sui dazi che genera incertezza nei mercati finanziari e altrove, in un clima generale di raffreddamento del ciclo economico.

Il GDP cinese si è attestato al 6.6% nel 2018, il più basso dal 1990, mentre Pechino ha appena varato un massiccio taglio alla tasse per lo small e medium-size business stimabile in RMB 200 billion (US$ 29.43 billion) nel tentativo di sostenere l’asse produttivo e il mercato del lavoro nel quale le nuove generazioni faticano a trovare occupazione.

Il GDP statunitense è previsto in calo – poco oltre il 2% quest’anno – a fronte del precedente 3.1%.

La Merkel, dal palco di Monaco ha affermato che Bmw con il sito produttivo in South Carolina sarebbe il primo esportatore di auto statunitensi nel mondo e non comprenderebbe perché le Bmw o le Mercedes prodotte in Germania rappresentino un pericolo per la sicurezza, mentre non lo sarebbero le stesse auto prodotte negli Usa ed esportate in Europa e in Cina.

Dovrebbe chiedersi anche perché il suo paese sta piombando verso la recessione in virtù, fra l’altro, dell’epocale esodo produttivo dei campioni nazionali appunto negli USA per non parlare dell’Asia.

Tuttavia il tema è un altro. L’industria dell’auto ha già cambiato pelle e vira velocemente verso nuove tecnologie ( cfr. http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2018-12-13/la-legge-cinese-che-ha-cambiato-volto-mercato-auto-115013.php ) : è di pochi giorni fa la decisione anche di Amazon di investire $ 700 m. negli electric truck. La Cina che è il mercato più vasto ha già posto le basi per ospitare i più imponenti hub per lo sviluppo dei veicoli a conduzione elettrica ipotecando il primato produttivo sul piano globale.

Conclusioni

La partita commerciale tra USA e Cina in realtà nasconde una posta più elevata che interessa la lotta di potere al vertice.

Mentre non si parla d’altro che di dazi e misure restrittive la Russia e la Cina vanno in controtendenza e stringono accordi di libero scambio e alleanze militari.

Nel maggio 2018 la Cina e la Eurasian Economic Union ( Russia, Kazakhstan, Belarus, Armenia, and Kyrgyzstan) hanno siglato un accordo per abbattere gli oneri doganali e semplificare le procedure.

Il 20 dicembre 2018, nel corso di un meeting a Pechino tra il Chinese State Councilor and Minister of National Defense Wei Fenghe e il Deputy Defense Minister of the Russian Federation and Chief of Main Directorate for Political-Military Affairs of the Russian Armed Forces Andrey Kartapolov, Wei ha dichiarato: “China is willing to work jointly with Russia, taking the opportunity of the 70th anniversary of diplomatic ties between the two countries next year to resolutely implement the consensus reached by the two heads of states and promote the two sides’ military cooperation to continuously score new achievements”.

Nei primi otto mesi del 2018 gli scambi bilaterali hanno registrato una impennata del 25.7% su base annua per un valore di $ 67.51 b. e la Cina resta il primo partner commerciale della Russia per otto anni di seguito, secondo le informazioni fornite dalla China’s General Administration of Customs.

Il ritiro dall’accordo sui missili nucleari in Europa, l’abbandonano della Siria e la rapida ascesa della presenza militare statunitense in Polonia si collocano in tale contesto.

In verità, gli USA hanno sempre temuto l’escalation dei legami tra i due paesi che hanno condiviso per decenni l’esperienza “socialista” prima di convertirsi al capitale e hanno cercato di sabotarla con varie modalità fra le quali le ripetute raffiche di sanzioni alla Russia alle quali l’Europa è stata indotta ad aderire, suo malgrado.

Le doglianze tedesche per le prospettate misure sulle auto sono in realtà solo l’ultima pedina mossa sullo scacchiere internazionale per asservire il vecchio continente mentre le trattative tra Washington e Pechino entrano nel vivo dei nodi essenziali fra i quali primeggiano lo spionaggio tecnologico e la nuova guerra fredda per la supremazia militare.

L’Europa, che quest’anno rinnova Parlamento e Commissione e che con Brexit appare ancora più isolata, dovrebbe chiedersi seriamente da che parte stare per non perdere l’occasione di riprendere quota sul piano del ritorno a condizioni di sviluppo e per tornare a giocare un ruolo preponderate nei mutati equilibri internazionali.

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