Le isole vergini britanniche verso una più effettiva collaborazione nel contesto fiscale internazionale

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 4 aprile 2017

Le Isole Vergini Britanniche sono state inserite nella “white list” italiana con il recente DM del 9 agosto 2016

Nondimeno, alcuni tra i paesi che compaiono nella lista non hanno a tutt’oggi sottoscritto con il nostro paese accordi per lo scambio di informazioni fiscali in conformità a quanto previsto dagli standard approvati dall’OCSE ovvero non hanno “di fatto” dato attuazione agli stessi.
Così, a titolo esemplificativo, le Isole Cayman – del pari possedimento britannico d’oltremare – hanno sottoscritto con l’Italia un accordo in data 3 dicembre 2012 ( poi ratificato da entrambe le parti ) laddove con le Isole Vergini non risultano in essere accordi di tale natura.

Va detto che le Isole Vergini, sino all’anno in corso, non disponevano neppure di un’autorità indipendente deputata ad occuparsi dei temi fiscali sul piano dei rapporti “cross-border”.
Invero, a far data dal 2017, è stata introdotta dalle autorità locali una proposta di legge diretta a istituire una specifica “International Tax Authority” – di seguito ITA – dotata di poteri indipendenti rispetto al governo.

In precedenza ITA era istituita presso il Ministero delle Finanze e agiva come un dipartimento di quest’ultimo avvalendosi di personale ivi assunto.

Le funzioni attribuite a tale autorità sono disciplinate in origine dal “Mutual Legal Assistance (Tax Matters) Act 2003” e prevedono, fra le altre, la negoziazione di accordi per lo scambio di informazioni fiscali nonché la “gestione” delle istanze provenienti da altri paesi e relative alla posizione di soggetti persone fisiche e/o enti residenti o domiciliati nelle isole.

Nondimeno, il Global Forum sulla trasparenza e lo scambio di informazioni fiscali e la stessa OCSE hanno sollecitato le Isole Vergini Britanniche a porre in essere ulteriori attività al fine di adottare provvedimenti che assicurino la dovuta tempestività e chiarezza nelle comunicazioni afferenti le richieste di informazioni legittimamente formulate dall’estero.

Nella descritta situazione, il governo ha emanato un provvedimento conosciuto come “International Tax Authority Act 2017” in forza del quale ITA verrebbe sottratta alla subordinazione del Ministero delle Finanze e investita di ampia autonomia statutaria e operativa anche nella prospettiva di garantire maggiore trasparenza ed efficienza nell’espletamento delle procedure.

Appare evidente come lo sforzo della comunità internazionale in materia fiscale abbia condotto un numeroso gruppo di paesi ad adottare nuove politiche di collaborazione e di accesso ad informazioni che sino a poco tempo sarebbe stato arduo ottenere in tali giurisdizioni.
Resta da vedere se il suddetto auspicato orientamento saprà tradursi sul piano pratico in un effettivo nuovo scenario in tale delicato ambito.

Inutile dire che la capacità di fronteggiare i crimini finanziari dipende in misura sempre maggiore dalla disponibilità di tali paesi a dare concreta esecuzione alle nuove diposizioni in vigore sul piano internazionale dirette a garantire una più ampia collaborazione fra Stati nelle identificazione degli asset detenuti illecitamente.

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