Il Texas (USA) uno Stato in grande sviluppo

di Maurizio Gardenal
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 13 maggio 2014

Appare di interesse valutare l’esito di una recente analisi comparata delle economie dei singoli Stati negli USA condotta dal U.S. Bureau of Economic Analysis. Secondo il noto Istituto di ricerca statunitense dopo il N. Dakota l’economia che sta registrando i più alti tassi di crescita economica negli ultimi anni è quella del Texas che solo nel 2012 ha maturato un incremento del “PIL” ( “GDP” ) pari al 4,8% . Nondimeno, mentre il “boom” del North Dakota sembra essenzialmente riconducibile all’industria petrolifera nel Texas lo sviluppo economico si estende a vari ambiti molto diversificati fra i quali oltre al settore “oil- and- gas” hanno conosciuto recentemente una forte espansione anche altri business quali quello della meccanica correlata, l’edilizio, l’high-tech e quello medicale. Nei dodici mesi da marzo 2013 a marzo 2014 sono stati creati nello Stato 310.000 nuovi posti di lavoro, potendo quindi vantare il Texas un tasso di disoccupazione del 5,5%, al di sotto pertanto della soglia nazionale che si attesta intorno al 6,7%, sulla base dei dati forniti dal Labor Department. Si stima che molte fra le città americane che hanno conosciuto la più forte crescita demografica siano texane fra le quali Houston, in particolare, ha incrementato il numero dei propri residenti di 34.625 unità, seconda solo a New York nel corso dei 12 mesi dal luglio 2011 al luglio 2012. Invero, stando ai dati del U.S. Census Bureau, tra il 2010 e il 2013 oltre un milione di persone si sono trasferite in Texas provenienti da Stati “vicini” ( il maggiore incremento fatto registrare in tutta la Nazione ). Le ragioni del successo texano sono da ricondursi a diversi fattori fra i quali una ridotta tassazione che si attesta indicativamente al 7,5% (a differenza – ad esempio – del 11,4% della California e del 9,2% della Florida ), una regolamentazione del lavoro molto flessibile, il costo della vita contenuto e una serie di incentivi particolarmente significativi per fare impresa. In ragione di ciò si prospettano ampie possibilità di investimento anche per le società italiane. A tal fine è consigliabile creare un’entità legale permanente sul territorio dello Stato. I costi di costituzione di una società locale, i costi di gestione e gli oneri fiscali sono normalmente inferiori alla media europea e così facendo sarà possibile beneficiare degli incentivi federali e statali a disposizione delle imprese statunitensi. Vi saranno, inoltre, maggiori opportunità di evitare possibili limitazioni all’importazione. Nella descritta situazione, l’avvio del business con l’apertura di un conto bancario negli USA vale, in linea generale, ad evitare che il fisco statunitense possa svolgere verifiche fiscali e contabili sulla società italiana. D’altro canto, va ricordato che tra Italia e Stati Uniti è in essere un trattato contro le doppie imposizioni che stabilisce in modo chiaro le modalità applicative sul piano fiscale dei redditi percepiti rispettivamente nei due paesi. Non da ultimo va considerato che la creazione di una società statunitense rende più agevole l’approccio al mercato USA in quanto i clienti e i partner locali saranno più propensi ad instaurare un rapporto di collaborazione con una controparte stabilita all’interno del territorio statunitense.

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