Delaware (USA): decisiva la redazione di clausole “ad hoc” per determinare la responsabilità degli amministratori

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Christian Montana, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa – Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 14 ottobre 2016

Il 20 maggio 2016 l’autorità giudiziaria del Delaware si è pronunciata ritenendo esenti da responsabilità gli amministratori di una società con sede legale nello Stato accusati di violazione dei doveri fiduciari e di avere agito in male fede.

Gli attori hanno contestato il comportamento degli amministratori che avrebbero condottol’offerta di vendita della società ad un valore inferiore al valore effettivoignorando il modello finanziario interno in forza del quale era stata incaricata, in ordine alla valutazione, una società di consulenza indipendente . 

Quest’ultima aveva espresso – anche sulla base di proiezioni future sull’andamento del business – un valore sostanzialmente più elevato.

La Corte non ha accolto la richiesta degli attori sul presupposto che non sarebbe stato dimostrato un interesse personale a carico degli amministratori verso i quali pertanto non sarebbe sostenibile la violazione dell’obbligo di neutralità in relazione al business della società ivi comprese le transazioni di natura non ordinaria come nella fattispecie.

Inoltre, ha sostenuto che la esenzione fosse giustificata alla luce delle norme introdotte negli atti costitutivi della società che richiamano la section 102(b)(7) del DGCL ( Delaware general corporation law ) in merito alla generale presunzione di non responsabilità.

Nella descritta situazione, la Delaware Court of Chancery assume che sussista responsabilità solo nel caso di una violazione intenzionale imputabile agli amministratori ovvero laddove sia ravvisabile, in altri termini, un dolo “specifico” riconducibile all’operato degli stessi oltre che nei casi di assoluta irragionevolezza nelle decisioni che non trovi giustificazione alcuna se non in un contegno di male fede.

Giova rammentare che la posizione della Corte del Delaware vale sia per i directors che – in linea generale – per gli officers.

Inutile dire che in siffatto contesto risulta arduo assolvere all’onere della prova imposto nei suddetti casi.

D’altro canto, la Court of Chancery ha sempre mantenuto un orientamento piuttosto restrittivo con riferimento ad eventuali responsabilità degli amministratoritalvolta anche quando fosse ipotizzabile in astratto la male fede di costoro purchè il loro operato fosse stato previmente autorizzato dall’assemblea.

Ciò spiega perché molte corporations stabiliscono la sede legale nello Stato beneficiando pertanto di un contesto giuridico di favore che non è sempre riscontrabile, per vari motivi, altrove.

In ogni caso, non va dimenticato che anche in questo Stato le parti hanno facoltà di stabilire regole diverse prestando attenzione alla redazione delle clausole che governano tale responsabilità in sede di atti costitutivi in particolare nel certificate of incorporation e nel bylaws.

Occorre pertanto introdurre disposizioni “ad hoc” nelle opportune sedi posto che – in linea di principio – gli ordinamenti statunitensi offrono agli operatori ampia autonomia nella scelta delle regole di cui essi intendono dotarsi.

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