I black box algorithms, la violazione della privacy e il coronavirus

Il punto di vista dell’avv. Maurizio Gardenal, STUDIO LEGALE INTERNAZIONALE ASSOCIATO GARDENAL CAMATEL MONTANA
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 25 febbraio 2020

Avvocato, si parla sempre più spesso degli “algoritmi del like” e dell’impatto sulla privacy cosa ne pensa?

Le grandi piattaforme hanno, in alcuni casi, “ospitato” tecnologie informatiche per classificare i dati e per elaborare per ciascuno degli utenti un “doppio” – anche con l’ausilio della cessione a entità terze – per il conseguimento, spesso, di obbiettivi strumentali.

Solo per citare un esempio, basti pensare alle dichiarazioni rese da Zuckerberg di Facebook dinanzi al Senato statunitense nell’aprile 2018, il quale ha confermato che le informazioni personali sono state utilizzate, fra l’altro, per interferire nella campagna presidenziale statunitense del 2016 citando fra gli “acquirenti”, in particolare, Cambrige Analytica.

Non è un caso che la stessa Cambrige Analytica abbia assunto la cabina di regia nelle fasi decisive che hanno preceduto il referendum sulla Brexit ( si veda il nostro contributo sul tema: La Brexit e l’impatto nell’economia europea ) che ha segnato una svolta decisiva nella storia del Regno.

Se si pensa che il Regolamento UE 2016/679 in ordine al trattamento dei dati personali è sorretto in apertura dai seguenti assiomi, che vale richiamare di seguito, risulta evidente il conflitto con la condotta delle major high tech:

1) La protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati di carattere personale è un diritto fondamentale. L’articolo 8, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea («Carta») e l’articolo 16, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea («TFUE») stabiliscono che ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano; 2) I principi e le norme a tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali dovrebbero rispettarne i diritti e le libertà fondamentali, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali, a prescindere dalla loro nazionalità o dalla loro residenza.

Che significato assume il rifiuto di Trump all’introduzione della digital tax?

Trump si regge in sella – la regola non vale solo per lui – poiché le principali lobbies di potere che presiedono alle conquiste elettorali hanno ritenuto di essere adeguatamente tutelate da quanto promesso e posto in essere dai presidenti di turno, per quanto interessa la preminenza del proprio business.

In tale contesto, quale migliore occasione per assestare una stoccata ai francesi ( e più in generale all’Europa) che avevano proposto l’introduzione di una aliquota del 3% e dare prova di fedeltà ai “giants” di casa del tipo Apple, Amazon e altri? Macron ha fatto retromarcia con una rapidità che ha turbato l’orgoglio francese come raramente in passato. D’altro conto non poteva permettersi un’ulteriore fiondata di dazi – sino al 100% come minacciato dalla Casa Bianca – sui prodotti francesi, già colpiti a seguito della vicenda Airbus.

Tuttavia il tema del business high tech – come di altri – va ben oltre l’interesse di Trump a compiacere i campioni nazionali del digitale i quali hanno designato giurisdizioni dalle quali operare al di fuori della fiscalità e senza controlli sull’effettiva identità degli azionisti di controllo. La storia di Apple è emblematica: cfr. https://www.nytimes.com/2017/11/06/world/apple-taxes-jersey.html ) ma il fenomeno si estende oltre.

Secondo l’IMF quasi il 40% degli investimenti esteri delle società multinazionali pari a $ 15tn “passes through empty corporate shells with no real activities ” and is “phantom capital “designed to minimise companies’tax bills rather than financing productive activity.

Nella descritta situazione, il ruolo a cui sono assurte le Isole del Canale, con particolare riguardo a Jersey, è stato segnalato in due nostri contributi ai quali ci richiamiamo: cfr. Il Regno disunito, Brexit e la scomparsa della fiscalità ; Con la Brexit tornano di moda le Isole del Canale

Qual è la posizione della Commissione al riguardo?

Al di là delle sanzioni per violazione delle norme sulla concorrenza, che pur legittime e per quanto pesanti non intaccano il Tesoro né tantomeno le strategie di tali entità, la Commissaria Vera Jourova sembra intenzionata a cambiare rotta. Ha dichiarato che “If you put something into a black box and then from that black box something comes which is pretty much influencing your life, you should know what’s happening inside”.

Ms. Jourova ha ammonito come le digital platforms risk being exploited to “destabilise” EU democracies posto che nella “black box” regnano pressoché indisturbati obbiettivi che sfuggono alle comunità istituzionali spogliandole, di fatto, del ruolo ad esse riconosciuto dalla legge.

Un tema di stretta attualità che non è estraneo alla indiscriminata, contraddittoria diffusione di “piece of news” sul coronavirus in Italia che intacca l’economia del paese e a come una nota testata internazionale sia pervenuta a definire il contesto italiano – nelle headlines di ieri- the “biggest outbreack outside Asia”. Benvenuta dunque la nuova Commissaria, la quale con il suo team sta già lavorando ad un progetto normativo. Vedremo se riuscirà a coagulare consensi sufficienti a dispetto della complessità dell’opera.

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