Possedimenti Britannici d’Oltremare: una nuova Panama Papers?

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 8 novembre 2018

In data 19 luglio 2018 la BVI (British Virgin Islands) High Court (Corte) ha deciso di annullare il provvedimento del Attorney General che autorizzava il rilascio alle Autorità russe (Autorità) di dettagli informativi relativi ad entità locali di controllo di una compagine societaria russa.
La richiesta di accertamento era sorretta dal fatto che i titolari del business in Russia avevano trasferito le azioni ad alcune società registrare nelle BVI e governate da fiduciari locali con il sistema del beneficial ownership.

In tal modo, i proprietari reali non compaiono essendo surrogati da “prestanomi” comunemente conosciuti come “nominee”.

I nominee si interpongono fra i terzi e gli effettivi titolari garantendo l’anonimato e la restituzione dei proventi, detratta la fee per il loro servizio.

Nel caso di specie, gli imprenditori russi erano pressoché scomparsi dalla anagrafe tributaria del paese che non riusciva più a rintracciare gli ingenti profitti generati dal business nell’ambito dello sviluppo e della produzione di fertilizzanti per vari usi agricoli e industriali.

Per porre fine a tali pratiche, le Autorità locali hanno dichiarato pubblicamente di adottare le disposizioni contro i riciclaggi e i crimini finanziari in vigore nel Regno Unito tant’è che la Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) ha incluso le BVI fra le giurisdizioni “committed to improving transaparency and establishing effective exchange of information in tax matters” e molti paesi tra cui l’Italia hanno collocato le Isole nella “lista bianca” (cfr. http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2017-04-04/le-isole-vergini-britanniche-una-piu-effettiva-collaborazione-contesto-fiscale-internazionale-104231.php).

In particolare il Regno Unito, a far data dal 2016, ha introdotto il Public Register of the beneficial owners of companies (Registro) accogliendo l’invito espresso dai principali Organismi internazionali.

Nella descritta situazione, l’Attorney General delle BVI ha approvato l’istanza delle Autorità Russe ma il provvedimento è stato revocato dalla Corte su istanza delle società locali (Società).

In sintesi, le Società hanno esposto, fra l’altro, che l’istanza avrebbe una finalità sostanzialmente intimidatoria, giustificata dai numerosi “corporate raids” che le stesse avrebbero subito recentemente, con il pretesto di violazioni riconducibili a vari trattati internazionali.

L’Attorney General avrebbe dovuto pertanto – a giudizio della Corte – valutare la “ragionevolezza” della richiesta formulata dall’Autorità.

Conclusioni
Il caso assume un rilievo particolare poiché è il primo, nel contesto specifico, nel quale l’autorità del Attorney General viene contestata con successo in un territorio nel quale i precedenti giudiziari sono vincolanti.

Non sorprende dunque che la Sentenza sia scaturita da un contradditorio serrato tra le parti e che alla fine abbia riempito quasi 70 pagine.

In verità, al di là del susseguirsi dei temi dogmatici, la vera posta in gioco è il persistere del regime di copertura dei beneficial owners.

A Londra il dibattito non è stato meno cruento anche se infine è stata disposta una proroga a fine 2020 per l’attuazione del Registro nelle BVI.

La partita sembra tuttavia ancora aperta dopo la Sentenza della Corte che potrebbe di volta in volta intervenire negando l’accesso al Registro, su istanza di parte.

Resta il fatto che dopo lo scandalo dei Panama papers, che ha portato alla luce circa 11 milioni di documenti segreti, non è escluso che, a lungo andare, anche altrove possa esplodere un’altra “bolla” magari scaturita da qualche confitto di interesse tra gruppi di potere.

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