La legge sulle tasse di Trump ha finito per elevare il carico fiscale perchè?

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 6 marzo 2018

Come noto la legge sottoscritta dal Presidente Trump il 22 dicembre 2017 ha introdotto una serie di disposizioni di ordine fiscale fra le quali la riduzione dell’imposizione dei redditi societari.

Sul tema si richiama il nostro precedente articolo pubblicato il 15 gennaio 2018 al seguente link:

http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2018-01-15/incentivi-investimenti-esteri-riforma-fiscale-statunitense-150609.php .

Vale ricordare che con la precedente normativa i contribuenti potevano normalmente dedurre le tasse a livello statale e locale (State e local taxes: SALT) dal reddito federale.

Il nuovo provvedimento ha invece varato per la prima volta nella storia del paese un tetto alla deducibilità delle SALT fissando per tutti gli Stati un limite massimo di 10,000 dollari.

Le SALT – fatta eccezione per un numero irrilevante di Stati che non prevedono di fatto alcuna imposizione fiscale (come nel caso del Nevada) – incidono in misura complessivamente significativa ricomprendendo a vario titolo imposte a livello Municipale, di Contea e Statale.

Non è un caso che gli Stati più colpiti sono quelli nei quali le SALT sono relativamente più elevate ossia, solo per citarne alcuni, New York, Connecticut, California, Massachusetts, Illinois, Maryland, Vermont, Florida e altri.

D’altro canto se si pensa che la legge è stata approvata dalla House e dal Senate senza il voto favorevole di un solo democratico si comprende meglio perché gli Stati maggiormente penalizzati sono quelli a “vocazione” non repubblicana i cosiddetti “blue States”.

Ma il tema è più complesso. Come ha recentemente sottolineato il Governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo nel corso dello speech sullo stato dello Stato si tratta del “first federal double – taxation in history” con l’effetto di incrementare l’estensione e la portata della imposizione federale a danno delle risorse generate a livello statale.

La classe più colpita sembra quella classe media alla quale Trump si era rivolto nella campagna elettorale.

Peraltro non deve stupire che le “promesse” elettorali siano disattese … non è una novità … tuttavia occorre registrare che per un’ampia fascia di cittadini statunitensi il carico fiscale è ora più elevato che in precedenza.

Se si pensa che il sistema fiscale è informato essenzialmente al principio del “pass- through” ovvero ad un modello in virtù del quale le imposte gravano in molti casi non sui redditi societari ma sugli azionisti che molto spesso sono persone fisiche possiamo disporre di un quadro più esaustivo del nuovo contesto.

Che l’obbiettivo fosse quello di premiare il grande business sembra evidente e anche comprensibile: la nuova amministrazione ha sempre sostenuto che la riforma produce crescita economica.

Nella descritta situazione resta da vedere quali conseguenze potrà avere la riduzione del potere d’acquisto delle masse di cittadini più propensi al consumo (a parte gli “wealthy individuals”che restano una ristretta minoranza) e la sottrazione di ricchezza agli Stati.

Conclusione

In uno scenario internazionale ove le notizie diffuse dai grandi media sono sempre più orientate a vantaggio di alcuni appare necessario ricercare meglio la portate “reale” delle norme varate per comprendere la complessità degli effetti che ne possono scaturire.

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