Juncker e Trump: il Gas Naturale l’ago della bilancia

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Sara Marchese, Dottoressa, Studio legale internazionale Gardenal & Associati di Milano
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 3 agosto 2018

Il 25 luglio i Presidenti Juncker e Trump nel corso dell’incontro alla White House a Washington D.C. hanno concordato di istituire un team di esperti con l’obbiettivo di perseguire una serie di interventi bilaterali per eliminare gli ostacoli al flusso commerciale e ridurre i dazi in essere tra i due blocchi.

Come noto, il Governo statunitense ha recentemente assunto una posizione aggressiva nei confronti della EU annunciando l’avvio di una indagine federale finalizzata ad imporre nuove misure restrittive cfr.

http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2018-07-18/guerra-commerciale-ue-usale-armi-centro-confronto-165843.php.

Dopo l’entrata in vigore il 6 luglio di pesanti dazi aggiuntivi nei confronti di innumerevoli prodotti cinesi cfr. http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2018-07-02/usa-prodotti-farmaceutici-e-moda-esclusi-dazi-131217.php la EU teme una escalation progressiva simile a quella imposta al paese asiatico con effetti devastanti per l’economia dell’eurozona.

Nella descritta situazione è comprensibile l’urgenza dei negoziati in corso per scongiurare uno scontro frontale e salvaguardare le relazioni commerciali tra USA e EU che valgono oltre il 50% del PIL mondiale.

Un tema primario afferisce l’importazione dagli USA del liquefied natural gas ( LNG ) che consentirebbe alla EU di diversificare le fonti ampliando il sodalizio con gli USA in materia di energia.

Vale segnalare l’attenzione riposta al ruolo del WTO sul quale i due Presidenti hanno convenuto in ordine alla necessità di attuare riforme strutturali atte a rendere effettiva la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e a elidere fenomeni come le pratiche commerciali illecite, l’utilizzo improprio di tecnologie e le distorsioni generate dall’eccesso dell’intervento pubblico.
Sono coinvolti anche i prodotti chimici, farmaceutici, medicali e della soia, poiché le aziende americane spingono da tempo per superare alcuni noti limiti posti dalla EU sui quali si sono arenate le trattative in sede di TTIP.

Non da ultimo, le parti hanno ritenuto di sottolineare la ripresa di un ” close dialogue on standards in order to ease trade, reduce bureaucratic obstacles and slash costs”.

CONCLUSIONI
Il negoziato è esposto a scenari imprevedibili e sullo sfondo resta aperta la divergenza nei rapporti con la Russia che è tutt’ora uno dei principali fornitori di gas naturale in Europa.
La scelta di “optare” per gli USA sull’energia potrebbe pertanto compromettere il tentativo di una parte dei paesi europei tra i quali l’Italia di riavvicinare la Russia.
Non è un caso che gli USA abbiano collocato al centro dell’agenda proprio questo motivo non tanto per vendere gas in Europa ma per un più ampio schema di strategia geopolitica.
Parimenti non è un caso il ritorno del concetto di “standard” poiché ad esempio nel grande business farmaceutico la FDA statunitense non è riconosciuta in Europa ove presidia EMA.
Il braccio di ferro è dunque avviato con i nodi TTIP che tornano alla ribalta in un contesto dove la pressione delle lobby statunitensi non solo industriali che agiscono “dietro le quinte” potrebbe avere la meglio.

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