INFORMAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE, Diritto24 intervista l’avvocato Maurizio Gardenal

Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 11 marzo 2020

Avvocato un’autorevole rivista scientifica britannica ha reso noto che il primo caso in Europa di 2019-nCov sarebbe apparso in Germania e non in Italia cosa ne pensa?

Sulla base di un articolo pubblicato qualche giorno fa dal New England Journal of Medicine sembra che il primo paziente in Europa sia stato diagnosticato a Monaco in Germania nel corso dell’ultima settimana di gennaio mentre, come noto, i primi casi italiani sono successivi.

Naturalmente non si tratta di stabilire cronologie astratte ma di comprendere perché la notizia sarebbe stata rivelata solo in un saggio scientifico, in concomitanza con le pubblicazioni periodiche a cura del Journal of Medicine, a distanza di oltre un mese dall’evento.

Lo scambio di informazioni fra autorità sanitarie è indispensabile per prevenire o contenere il diffondersi del virus.

Poiché si è trattato dei primi casi in Europa dell’epidemia esplosa in Cina, i presidi medici avrebbero dovuto comunicare nell’immediatezza gli episodi di contaminazione agli Enti preposti a coordinare gli interventi e segnatamente, fra gli altri, all’OMS e all’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC).

Non è dato sapere se le notifiche di cui sopra abbiano avuto luogo: tuttavia la notizia è stata resa pubblica solo dal Journal britannico.

Vale rammentare che l’ECDC è il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie istituito nel 2005 – in virtù di una proposta legislativa della Commissione – con l’obiettivo di creare una rete di sorveglianza delle malattie infettive in Europa attraverso la tempestiva raccolta di informazioni provenienti dagli Stati membri fra i quali la Germania.

Tanto è vero che l’attuale direttore dell’organismo, che ha sede in Svezia, nei pressi di Stoccolma, è il tedesco Andrea Ammon.

Dunque il tema dell’informazione o meglio di una corretta informazione resta di stretta attualità?

Certamente: basti pensare alla presunta reticenza in ordine ai primi contagi in Germania a danno dell’Italia con le conseguenti ricadute sul piano economico e sull’immagine del Paese e al follow-up della vicenda contagio. A tutt’oggi le zone più colpite della Germania, sulla base delle dichiarazioni del Ministro della salute tedesco Jens Spahn, sono, fra l’altro, la Nord-Reno Vestfalia e la Baviera con numeri vicini a quelli di alcune aree più esposte in Italia. Nondimeno, allo stato, nessuna particolare misura “restrittiva” sembra essere in atto e i “comunicati stampa”sono pressoché assenti.

Naturalmente, non intendiamo sottacere la pericolosità del virus, bensì porre in evidenza come la ritrosia e un uso distorto delle informazioni nell’era digitale possano originare effetti devastanti sul piano economico e finanziario. Il cellulare è diventato lo strumento indispensabile persino per gestire un qualsivoglia bonifico con le banche che hanno, di fatto, imposto a chiunque un mobile nel quale convergono apps di ogni genere, che fioriscono da ogni dove, ivi compresa quella del ricercatore di Cambridge che ha concepito e attivato il software per “pilotare” le ultime presidenziali statunitensi e il referendum sulla Brexit a beneficio del Leave.

Si veda il nostro contributo riportato di seguito: https://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2020-02-25/algoritmi-like-143443.php

L’intelligenza artificiale si è rapidamente impadronita dell’informazione, sovente con una sistemica violazione della privacy, per generare contenuti e immagini che anziché rispondere a verità riproducono un contesto “virtuale” per servire l’interesse della lobby di turno.

Dopo le dichiarazioni di Zuckerberg dinanzi al Senato statunitense (cfr. il nostro contributo già richiamato) e quelle più recenti del Facebook chief technology officer, Mike Schroepfer, il quale avrebbe ammesso che sarebbero almeno 87 milioni i profili “abusati” l’avvocato e Vice President of the European Commission for Values and Transparency Vera Jourova ha dichiarato “If you put something into a black box and then from that black box something comes which is pretty much influencing your life, you should know what’s happening inside”.

Quali obiettivi stanno coltivando le “analytics firms” oltre a quelli già sconcertanti esposti da Facebook? A giudizio della Jourova un siffatto contesto rischia di “destabilise” EU democracies.

Nella descritta situazione, la Commissione Europea – il primo organismo internazionale ad attivarsi – ha avviato specifiche analisi per fare luce sui “black box algorithms” e ha allo studio un progetto normativo per porre limiti all’incalzare del fenomeno.

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