Gli Accordi cinesi, i Poteri della Commissione e l’Italia: l’altra faccia della Road and Belt

di Maurizio Gardenal, Avvocato, Dott. Prof. Alessandro Politi, Studio legale internazionale Gardenal & Associati
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 28 marzo 2019

Due foto riguardo vertice romano tra Cina ed Italia riassumono l’essenza degli eventi. Un democristiano ed un comunista passano in rassegna il picchetto d’onore: due professionisti della politica, portatori di una parola che ha senso, largamente disillusi sulle realtà del potere e dai sogni ideologici passati. Reggono il peso di un presente difficile e di un futuro che irraggia incertezze, in mezzo ad un sottobosco che conoscono sin troppo bene all’interno dei rispettivi paesi.

La foto del recente Consiglio UE non potrebbe essere più icastica. La politica estera dell’Unione relegata nell’angolo della prima fila, l’Italia nell’opposto dell’ultima, la Commissione sull’ala destra senza rilievo, mentre Francia e Germania a prudente distanza di sicurezza. Capiamo tutti che dichiarare amici e nemici sia un chiaro segno schmittiano di sovranità, ma la formulazione che Pechino sia un rivale sistemico è, allo stato delle cose, un flatus vocis, benché solidalmente ripetuto in coro.

Prima di tutto perché nella disunione uno spauracchio, per quanto reale, non catalizza affatto l’union sacrée a Bruxelles: la storia è piena di esempi concreti. In secondo luogo perché designare un avversario, quando si è in posizione di debolezza oggettiva come Unione Europea di stati europei debolissimi, è quanto meno imprudente. Terzo punto, quale geopolitica esprime questo intento? Quella esagonale francese, quella del nuovo trattato d’intenti d’Aquisgrana o quella della presidenza statunitense? De Gaulle ha un’eredità difficile da raccogliere e la concretissima cancelliera tedesca non vede nessun interesse pratico nell’esercizio, presa a gestire i dazi di Washington, Nord Stream II e l’accesso all’export tedesco in Cina ed Iran.

Una posizione comune europea? Benissimo, è quanto vuole e propone seriamente la Repubblica Italiana dall’inizio della Comunità Europea, anche attraverso un seggio comune al Consiglio di Sicurezza ONU. Purtroppo i nostri partner euro-atlantici hanno spesso dimenticato le virtù della concertazione professionale prima di compiere scelte molto importanti: le pressioni sull’Italia dimostrano il suo peso oggettivo ed è dal 2006 che Roma aveva visto che il Mediterraneo era già un Cindoterraneo (Cina-India-Med).

Il multilateralismo è fatto di regole e l’incontro a tre Conte-Macron-Merkel senza la presenza di Juncker e Mogherini non è accademicamente irrituale: urta contro accordi precisi nello spirito e nella lettera. Infatti a Parigi c’era almeno Juncker, pezza utile e tardiva.

L’aspirazione ad un’Unione efficace è davvero una necessità sistemica e, senza attardarsi sul passato, richiede umiltà e praticità a 28 (UK incluso) per avere una posizione davvero unitaria. Altrimenti, come dice un proverbio cinese, “I cani abbaiano e la carovana passa”.

Infatti, fuori dei riflettori mediatici con il Presidente Xi Jinping e consorte in Europa per siglare contratti con le grandi multinazionali, nella prima decade di aprile è atteso un nuovo arrivo – meno noto, ma non meno significativo – quello del Premier cinese Li Keqiang prima a Bruxelles il 9 aprile per una visita di cortesia e poi – per fermarsi più a lungo – in Croazia.

Zagabria ospita il meeting annuale del 16+1 Grouping of Central and Eastern European Countries promosso da Pechino nel 2012 per promuovere vari progetti nell’ambito della “Belt and Road Iniziative”, molti dei quali sono già in realizzazione.

L’organismo è composto da 16 paesi europei, oltre alla Cina nel ruolo guida, e che sono: Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lituania, Macedonia del Nord, Polonia, Repubblica Ceca, Serbia, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria. Ben 11 sono membri dell’EU e 10 della NATO (più due aspiranti NATO).

Robert Cooper, ex consigliere dei due passati EU Foreign Policy Chief, lady Catherine Ashton e Javier Solana, ha dichiarato in proposito “China has discovered it can pick off different EU members and stop the EU having a China policy” e “The larger EU member States have from time to time thought – we ought to take China more seriously – but it wasn’t clear they were taking China more seriously themselves”. In realtà l’assenza di una politica cinese UE data dall’inizio della partnership strategica europea con la Cina nel 2003, nella sostanza un mix tra dichiarazioni importanti a parole ed ordine sparso nei fatti (a guida nazionale).

Conclusioni 
La Belt and Road non è una novità essendo parte di un ampio progetto in atto da tempo volto, primariamente, a consolidare l’unione Russo-Cinese (cfr. il precedente contributo http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2019-02-21/l-urto-commercio-washington-e-nuovi-mercati-ascesa-101814.php ).

Il tema è un altro ed interessa aspetti essenziali di ordine costituzionale nell’ambito della “governance” UE posto che 11 Paesi dell’Unione aderiscono ad un’entità associativa con fini di collaborazione economica, finanziaria e commerciale che ha sede a Pechino e retta dal suo Governo.

In siffatto ambito, le contestazioni di “unilateralismo” mosse all’Italia appaiono quantomeno fuorvianti poiché oltre un terzo degli Stati UE si è di fatto da tempo posto nella condizione di diluire la “sovranità” della Commissione.

La Commissione – recitano le disposizioni comunitarie – rappresenta la UE sulla scena internazionale, fa da portavoce per tutti i paesi della UE presso gli organismi internazionali e negozia accordi internazionali per conto della UE.

A Bruxelles dovrebbero chiedersi che fine hanno fatto i poteri conferiti alla Commissione e dove risieda la politica estera dell’Unione: un punto decisivo che non potrà essere ignorato a lungo e che non sembra essere al primo posto nell’agenda dei parlamentarti impegnati a chiamare a raccolta la propria base elettorale per il voto di maggio. Speriamo che il siparietto sui gradini dell’Eliseo, faccia cambiare mentalità.

Link all’articolo

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.