Entra in vigore in Cina l’obbligo della contribuzione obbligatoria per i dipendenti stranieri

di Maurizio Gardenal e Grace Chu
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 21 luglio 2011

A far data dal 1° luglio 2011 è entrata in vigore in Cina la nuova normativa afferente la previdenza sociale con l’intento, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, di migliorare la tutela dei lavoratori in tale ambito.

La norma decisamente più innovativa, tuttavia, interessa le imprese cinesi che assumono personale straniero poiché prevede l’estensione dell’obbligo previdenziale anche a carico di costoro in pari misura con i dipendenti  cinesi.

In altri termini,  la posizione dei dipendenti  stranieri, anche se assunti presso una semplice branch o un ufficio di rappresentanza di società straniere regolarmente registrate in Cina è parificata, a tutti gli effetti, a quella del personale cinese.

Indubbiamente, tale nuovo regime non giova alle imprese straniere operanti in Cina con proprio personale o con personale misto che dovranno fare i conti con un sensibile incremento degli oneri in busta paga in una fase già caratterizzata da una generale tendenza all’aumento dei livelli retributivi.

Le aliquote applicabili possono variare a livello locale e sono naturalmente più elevate nelle aree lungo la costa e nelle città maggiormente sviluppate.

Un caso pratico
Di seguito, a titolo esemplificativo, si veda lo schema del carico previdenziale di un dipendente assunto nella città di Shanghai:
– contributo per Assicurazione medica: 2% a carico del  dipendente e 12%  a carico del datore di lavoro;
– contributo assicurativo  per la pensione : 8% a carico del dipendente e 22% a carico del datore di lavoro;
– contributo assicurativo per  indennità di disoccupazione: 1% a carico del dipendente e 2% a carico del datore di lavoro;
– contributo assicurativo  contro infortuni sul lavoro: nulla a carico del dipendente e 0.5% a carico del datore di lavoro;
– contributo assicurativo  per maternità : nulla a carico del dipendente e 0.5% a carico del datore di lavoro.

Va osservato, che le suddette regole non escludono l’applicazione di eventuali trattati bilaterali o multilaterali che i paesi di residenza dei dipendenti stranieri abbiano stipulato con la Cina anche se, allo stato, solo Germania e Corea del sud  risultano disporre di un accordo in essere sulla materia.

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