La Brexit e l’impatto nell’economia europea

il punto di vista dell’avv. Maurizio Gardenal, STUDIO LEGALE INTERNAZIONALE ASSOCIATO GARDENAL CAMATEL MONTANA
Articolo pubblicato su “Diritto 24″, rubrica del Sole24Ore.com, 3 febbraio 2020

Avvocato cosa ne pensa della Brexit e dell’impatto che potrà generare nell’economia europea?

Anche in questo caso sembra opportuno risalire alla dinamica che ha originato l’idea della Brexit per acquisire una visione più reale.

Che motivi aveva Cameron per indire il referendum dopo la schiacciante vittoria elettorale del 2015 e il diffuso consenso ricevuto all’interno del suo partito? E perché, pur schierandosi per il remain, ha ignorato la grave violazione della normativa elettorale con le ingenti somme devolute da Vote Leave a Cambridge Analytica e associate in un Paese da sempre molto attento al rispetto della legge nel settore pubblico? Come noto, la Cambridge dispone di comprovate capacità di “regia” tanto è vero che non si spiega come mai la City – la indiscussa Lobby che detiene il primato del potere – sia rimasta pressoché assente dalla campagna elettorale.

Eppure il mainstream lamenta le difficoltà burocratiche che graverebbero sulle entità finanziarie inglesi: ma allora perché la Lobby è rimasta silente nella delicata fase che ha preceduto la consultazione? Per non parlare dell’orrendo assassinio della deputata Cox che non ha precedenti nella recente storia britannica se si fa eccezione per il caso del conservatore Ian Gow, deceduto nel 1990 all’apice dei violenti scontri armati nell’Irlanda del Nord.

Naturalmente il tema è complesso e meriterebbe ulteriori disamine: mi richiamo a un nostro precedente contributo: Il Regno disunito, Brexit e la scomparsa della fiscalità .

Ma la verità potrebbe essere un’altra: con il sostegno del grande hub finanziario di Jersey ( cfr. il nostro contributo: Con la Brexit tornano di moda le Isole del Canale.

Londra si proietta nel firmamento dei più imponenti centri di “service” mai esistiti il che spiega, fra l’altro, la decisione di Johnson di abbracciare il 5G di Huawei che non ha rivali oggi sul mercato per avanguardia tecnologica e per rapporto efficienza/costi.

Peraltro, va detto che il 5G cinese era già presente nel Regno e in particolare nelle Isole del Canale e dunque Johnson non ha fatto altro che avvallare uno stato di fatto in essere sostenuto dalle dichiarazioni di Andrew Parker a capo del M15, secondo il quale le tecnologie di Huawei non rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale e per la condivisione di informazioni di intelligence con gli USA.

Una posizione che segna una rottura storica con Washington: uno schiaffo al Presidente nel momento sbagliato se si considera la sfrenata rincorsa di Trump per mostrare alle grandi lobbies statunitensi di essere dalla loro parte per fronteggiare al meglio prima l’Impeachment e poi la campagna elettorale ( cfr. il nostro contributo: Con l’accordo di Washington del 15 gennaio, la “pace” commerciale tra USA e Cina.

Sul piano strettamente economico non credo che il fenomeno possa rivelarsi determinate per modificare i drivers di sviluppo in Europa che restano ancorati a livelli di più ampio respiro ( cfr. sul punto il nostro contributo: Le tensioni sui mercati generate dal conflitto tra USA e Cina che incidono sulla crescita globale.

Con la crescita europea che registra una netta contrazione ( basti pensare al PIL tedesco vicino allo zero ) potrebbe essere decisivo il confronto con Washington che non è partito bene se si considera la rapidità con la quale Macron ha fatto retromarcia sulla digital tax. E’ comprensibile che l’aggressività di Trump – che non può permettersi nel bel mezzo dell’Impeachment di tradire le aspettative dei campioni nazionali del digitale – abbia intimorito i francesi. Tuttavia, non si era mai vista una Presidenza francese abbandonare il campo in modo così repentino e indecoroso.

Tanto è vero che Sonny Perdue ( US agriculture secretary ), compiaciuta per l’inatteso dietro front, ha subito alzato la posta, affermando che senza il via libera di Bruxelles al “chemical-washed chicken” non si arriverà mai ad un deal.

Vedremo se il nuovo esecutivo europeo saprà fare squadra per fronteggiare le sfide decisive che incombono sullo scacchiere internazionale.

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